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A quattro mani con Il Libro delle Risposte

Appunti per un racconto giocando a fare domande a Il libro delle risposte  di Carol Bolt edito Sonzogno

 

Matilde domanda

Il libro delle risposte risponde

La voce fuori campo commenta

  

Matilde è stanca vorrebbe fare qualche cosa, persino andarsene?

 

 D – Che fare?

 R – Ciò che farai migliorerà la situazione.

 C – Migliorare? Cambiare? Una valigia, qualche vestito e un po’ di libri. Un cambiamento funziona meglio se si sta lontani da casa. Un viaggio a interruzione di ciò che Matilde sta vivendo. Approfondiamo ciò che ha generato questa voglia di cambiare.

 

D – Che cosa è successo?

R – Sarà una delusione.

C – Qualunque sia il fatto è stato una vera delusione. L’ennesima? Sarebbe interessante sapere che cosa effettivamente è successo.

 

D – A cosa risale questa mia ansia?

R – Segui i tuoi buoni propositi.

C – Matilde ha fatto l’errore di non ascoltarsi. Di non prendere in seria considerazione uno dei suoi comandamenti: “Meglio sbagliare da soli che fare giusto seguendo gli altri.” Solo che in questo caso Matilde ha sbagliato proprio per avere seguito una strada non sua.

Una mancanza di fiducia in sé stessa.

Una forma di pigrizia mentale.

 

D – Quando partire?

R – Devi agire ora.

C – L’urgenza. Il sentimento che assale Matilde è l’urgenza. Sente forte la spinta a andarsene. Spera, ci conta parecchio, he andandosene possa trovare un equilibrio che ora ha perso. sa che ci vorrà del tempo per recuperarlo. Sempre che lo recuperi.

Un viaggio è creare una distanza, è chiudere una porta, è un resettare quell’inanellarsi fi fatti rovinosi.

L’urgenza del viaggio rende leggera la valigia. L’urgenza impone a Matilde una scelta istintiva: portare o lasciare a casa. E altre domande.

 

D – Consapevolezza?

R – Non ti importa realmente.

 

D – Istintività?

R – Se proprio non resisti.

 

D – Consape-tività?

R – Troppe scelte a disposizione possono causare un ostacolo.

 

D – e se fosse stata solo l’urgenza?

R – Ti piacerà

C – Matilde pare abbia seguito solo l’urgenza, la scelta di (mal di) pancia. Come motore e direzione; ciò che l’ha spinta su quella strada e verso quel luogo è stata la fretta di andarsene. Non c’è stato né tempo né luogo per la consapevolezza e per l’istintività.

Neanche in un mix delle due: troppe scelte, nessuna scelta.

Una prima tappa.

 

D – Chi incontrerò?

R – Forse più in là con gli anni.

C – Matilde incontra una persona più grande di lei. Pare ci sia sintonia; dentro di lei una fessura si apre, si crea uno spacco e vede sopra il volto della donna un’altra immagine quasi una sovrapposizione di una sé stessa più vecchia. Una sé stessa che in un non ben identificato punto del passato ha fatto una scelta diversa e ora è lì davanti a lei.

Una porta socchiusa dove poter sbirciare in un’altra sé stessa che ha vissuto una vita diversa: rimpianti per una scelta non fatta?

 

D – Che cosa mi puoi raccontare di quella scelta che non ho fatto?

R – Non ne vale la pena.

C – Matilde è arrabbiata: “Se una scelta non è avvenuta forse non doveva accadere.” Balle, gigantesche balle. Fatte o non fatte quelle scelte premono ancora nella sua testa, un tam tam fastidioso, un ronzare impazzito di dubbi. Ma quale sarà mai stata la scelta non fatta.

 

D – Che è successo?

R – Agisci con cautela.

C – Matilde è forse troppo impulsiva? Quando parla di scelte non fatte parla di Arturo. Lei è convinta che lui fosse l’uomo accanto al quale avrebbe voluto trascorrere la sua vita. Arturo ha deciso diversamente: se ne è andato anni fa. Un tarlo batte sempre lo stesso motivo nella mente di Matilde: “Se torni indietro con la mente troverai il momento esatto in cui lo hai convinto ad andarsene”. La cautela non è nelle corde di Matilde, più in quelle di Arturo.

Arturo il riflessivo, colui che pondera una scelta avendo un background (di esperienze, di paure) maggiore.

 

D – Arturo in questo momento che cosa sta pensando?

R – Finisci prima qualcosa d’altro.

C – Pare che Arturo sia in un momento di transizione: è l’uomo dei tre anni. Un uomo riflessivo, ma che non trova pace. Ciò che ha non è mai ciò che realmente vorrebbe. Il pensiero rivolto al passato e il piede già pronto all’andare oltre. Se ad Artura capita di pensare a Matilde è solo una questione privata. Non la chiamerà, non la incontrerà: di pensiero si riempie. Nessun contatto fisico è necessario. Matilde si sofferma a immaginare quale cosa Arturo stia finendo e quale stia cominciando. Mentre la figura dell’uomo svanisce Matilde si concentra su ciò che è urgente per lei.

 

D – Quale?

R – Contaci.

C – Contaci come contare e/o raccontare. Il racconto di un conto in sospeso? Un credito da esigere; un debito da estinguere?

 

D – Esigere?

R – Potrebbero emergere altri problemi.

 

D – Estinguere?

R – Fa una lista dei sì.

C – È più urgente estinguere un debito che esigerlo. Fare una lista dei sì è utile a Matilde che in questo periodo rischia di essere soffocata dalla negatività, dalla non adeguatezza, dagli altrui stop, dall’assillo di non essere all’altezza. Questo è l’incubo ricorrente che la perseguita: lo sguardo degli altri in cui traspare che la loro scelta cade su un’altra persona. Il viaggio prosegue.

 

D – Che succede?

R – Non dirlo in giro.

C – Matilde si ferma a bere un caffè in piedi al bancone del bar pasticceria. Davanti alla vetrina alcune persone sono intente a comperare pasticcini, tra loro c’è anche una bambina che riceve da una donna un pacchetto. Lo sta aprendo, ma la donna glielo impedisce e la costringe a metterlo in tasca e le sussurra: “Non dirlo in giro.” Escono entrambe. Matilde le segue fino a quando le due si separano, a quel punto Matilde decide di seguire la bambina.

 

D – Che succede?

R – Può essere una questione già risolta.

C – La bambina è arrivata davanti a una casa, apre il cancello e si siede sugli scalini. Si guarda attorno, vede Matilde e fa ciao ciao con la mano. Matilde risponde in automatico al saluto, quando una voce alle sue spalle chiama la piccola. Matilde arrossisce di vergogna: come ha potuto pensare che quel saluto fosse per lei. La bambina si alza, apre nuovamente il cancello, toglie dalla tasca il pacchetto e lo fa scivolare nella mano di Matilde che senza pensarci lo mette in borsa. La bambina prende per mano l’uomo e insieme vanno via.

 

D – Che cosa c’è qui dentro?

R – Dubitane.

C – Dentro al pacchetto un ciondolo a forma di punto di domanda che termina con un cuore posizionato nel luogo del punto. Quasi un suggerimento al tipo di domande che Matilde deve porsi, forse di valenza amorosa o forse l’atto d’amore è farsi le domande giuste.

 

D – Qual è la prima delle “amorevoli domande”?

R – Fallo presto

C – Ancora l’urgenza, come un treno in corsa. La smania che prende Matilde quando si sente carica di energia. Una luce improvvisa la porta a muoversi, a fare qualche cosa di concreto, di tangibile. Un lavoro ben fatto, una fatica fisica per una leggerezza mentale.

 

D – Ma cosa devo fare?

R – Capirai solo se ascolterai con attenzione.

C – Matilde è perplessa: l’ascolto non è mai stato il suo forte. Un’improvvisa nostalgia di casa, una voglia di tornare. L’immagine di una stanza accogliente, un divano, un libro, una tisana, un vaso di fiori allegro e colorato, un aroma di biscotti appena sfornati le girano intorno come in un abbraccio. Luci e ombre si mescolano alle immagini: danzano leggere, si scambiano di posto. La luce si attarda sulla collana di Matilde gioca con il ciondolo. Anche l’ombra si avvicina, timida pone ciò che pare un dito, si fa più audace e si allarga sul collo, ruba il posto alla luce. Intenso nero sul collo preme con forza mortale, la forza aumenta mentre svanisce la luce.

 

D – Che cosa succede?

R – Sicuramente renderà le cose più interessanti.

C – Uno strangolamento è un fatto definitivo. Per quale motivo l’ombra si stancò di stringere il collo di Matilde non è chiaro, ma successe. L’aria cominciò nuovamente a scorre dentro e fuori i polmoni di Matilde mentre intorno a lei i colori si facevano sempre più brillanti anche se i punti cardinali erano ancora tutti nel posto sbagliato. Essere strangolata più che un fatto interessante sembra una risposta che non ammette dubbi e/o ripensamenti. Impossibile come intestardirsi a cercare un modo per tornare indietro e prendere l’altro sentiero o rispolverare scelte mai fatte.