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Intervista a Giulio Mozzi

L’11 aprile 2019 è uscito in libreria l’Oracolo Manuale per scrittrici e scrittori edito Sonzogno di Giulio Mozzi con le illustrazioni di Lise & Talami. L’inizio è un decalogo, rigorosamente non numerato per informazioni, curiosità, genesi, antenati, ringraziamenti… si sottolinea solo un aspetto tra i tanti: un sorriso serioso o un serio sorridente… chiunque voi siate è con questo spirito che vi accingerete a fare tutte le domande che vi verranno in mente. Eccovi una breve intervista a entrambi.

  

D.  Sulla copertina siete presenti entrambi: Oracolo Manuale e Giulio Mozzi. Uno funge da titolo e l’altro da autore. Chi è l’uno e chi l’altro?

R. OM – Ti stai domandando cosa scrivere? Non scrivere nulla. Il desiderio vago di “scrivere qualcosa” è un desiderio vago e, in quanto vago, è del tutto inutile, se non deleterio. È come in amore: non si ama genericamente, si ama una precisa, meravigliosa persona.

R. GM – L’autore sono io. Era da tempo che desideravo fare qualcosa di simile alle Oblique strategies di Brian Eno (un mazzo di carte per stimolare la creatività) o, più modestamente, al Libro delle risposte di Carol Bolt. Finché il desiderio è rimasto vago nella mia mente (e intendo: per qualche anno), non ne ho fatto nulla. Poi, un giorno, in treno, mentre andavo a Venezia, ho “visto” il libro che avrei potuto fare. Ne parlai con l’editor di Sonzogno, Patricia Chendi, quella mattina stessa. La sera cominciai a scrivere.

 

D. Oracolo, questa domanda è per te, vediamo se puoi rispondermi. Ero in libreria, eri sul tavolo delle novità insieme alle nuove uscite. Sei stato preso in mano, sfogliato, consultato, rigettato, messo aperto a faccia in giù: un movimento continuo da far girare la testa, da far arruffare le pagine… fino a quando un ragazzo ti ha portato in cassa e ha “pagato” per la tua liberazione. Che cosa gli avevi detto?

R. OM - Non eccedere in motivazioni. Ti ricorderai di Jack Blues, nel film The Blues Brothers, quando si trova davanti alla donna che avrebbe dovuto sposare (la quale, accidentalmente, imbraccia un grosso fucile): “Non ti ho tradito. Dico sul serio. Ero… rimasto senza benzina. Avevo una gomma a terra. Non avevo i soldi per prendere il taxi. La tintoria non mi aveva portato il tight. C’era il funerale di mia madre! Era crollata la casa! C’è stato un terremoto! Una tremenda inondazione! Le cavallette! Non è stata colpa mia! Lo giuro su Dio!” Se è vero che nulla avviene per una causa sola, è vero anche che l’eccesso di motivazioni, come nella scena citata rivela la menzogna, così nella narrazione può denunciare un certo affanno del narratore. Potrebbe sapere che non sappia, esattamente perché quel personaggio lì, in quel punto lì, agisce in quel modo lì.

LG – Ecco perché alla ragazza che lo aspettava con un volto che non prometteva niente di buono lui ha detto solo: “Scusa”.

 

D. Giulio questa domanda è per te. Chiunque abbia frequentato i corsi fondamentali o i laboratori [della Bottega] di narrazione in via Tenca, 7 a Milano e in molti altri luoghi ti ha visto usare Il Libro delle risposte di Carol Bolt edito Sonzogno [no: una volta era pubblicato da Sonzogno, oggi da Sperling & Kupfer] per indicare svolte o per proseguire con più sicurezza e superare così il classico blocco dello scrittore. Ora c’è il tuo manuale, nei prossimi corsi quale userai?

R. GM – Penso che, per sicurezza, userò qualcos’altro ancora. In realtà, di strumenti (libri, mazzi di carte, “cassette degli attrezzi”, giochi e simili) per mettere o rimettere in moto la creatività, ce ne sono tanti. Ma il punto è che da questi strumenti, prima o poi, bisogna rendersi autonomi: bisogna imparare a spostare, a riorientare autonomamente il proprio pensiero o il proprio approccio a un qualsiasi problema narrativo.

 

D. La consultazione, come farla. Voci dicono che basta accarezzare la copertina, pensare alla domanda e aprire a caso una delle pagine poi leggere e meditare. Io alle carezze preferisco i grattini… Raccontateci voi.

R: OM – I personaggi parlano secondo ciò che vogliono essere, e agiscono secondo ciò che sono. In altre parole. Tutti mentono. Soprattutto quelli che fanno professione di sincerità. (E quelli che credono di sapere che cosa sono, ignorano tutto di loro stessi.)

R. GM – Infatti: quasi nessuno ammette che la ritualità (l’accarezzare la copertina ec.) sia importante. Quasi nessuno ammette che ci sia qualcosa di magico della faccenda. Però, poi, magari di nascosto, ne fanno uso…

 

D. Oracolo Manuale cosa pensi di Giulio Mozzi?

R. OM – Dove sta per accadere qualcosa, inserisci una divagazione. Un romanzo, diceva un grande scrittore, è composto da un inizio, una fine e una quantità di roba messa in mezzo per tenere distanti l’inizio e la fine.

 

D. Giulio Mozzi cosa pensi dell’Oracolo Manuale?

R. GM – Preferirei parlare d’altro.

 

D. Quali sono i vostri progetti per il futuro?

R. OM -  Una storia, nient’altro che una storia. Alla fin fine, si tratta appunto di raccontare una storia. Può essere semplice o complicato o astrusa, noiosa o emozionante, nuova o vecchia non importa sempre di una storia si tratta. Se nel narrare, qualunque storia tu voglia narrare, ti darai come primo e forse unico scopo quello di fabbricare una storia, avrai qualche possibilità di farcela. Se ti darai altri obiettivi (per esempio far passare un messaggio, proporre una visione del mondo, parlar male del marito che l’ha piantata eccetera), il rischio del fallimento è altissimo. È quasi una certezza.

 

R. GM – Il progetto è presto detto: fare un altro Oracolo manuale, dedicato stavolta a chi scrive in versi. Ci sto già lavorando – insieme a Laura Pugno, narratrice, poetessa, e trentennale amica.

 

Ringrazio l'autore Giulio Mozzi e il suo fedele Oracolo Manuale per avere risposto alle domande.