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Zia e nipote: parlando di scrittura

Scrivere sul giornale scolastico è ragionare sull'attualità: porsi delle domande, cercare delle risposte, educarsi al senso critico.

I racconti possono aprire spiragli là dove mancano informazioni precise, possono essere una risposta a un pensiero insistente.

Entrambi sono la forma espressiva di un lavoro accurato.

 

D - Ciao Andrea, siamo seduti a questo tavolo, hai diciassette anni, frequenti il quarto anno e nella tua scuola avete un giornale dove pubblicate con quale frequenza?

 

R - Teoricamente il giornalino ha una caduta mensile ma può succedere che in un mese ne escano due com'è successo per il giorno della memoria.

 

D - Quando hai cominciato a scrivere e con quali aspettative?

 

R - Qualche anno fa avevo questa immensa idea che sarei riuscita a scrivere un libro senza neanche andare al liceo, ora faccio pezzo per pezzo, numero dopo numero, poi chissà, per un libro c’è un sacco di tempo ancora.

 

D - Che cosa pensi della scrittura?

 

R - Penso che sia un modo estremamente puro per mettersi a nudo, non importa se quello che scrivi verrà letto solo da te, da una scuola o da una nazione intera, quando si scrive si deve essere completamente sinceri e senza maschere altrimenti non ha senso.

 

D - Preferisci scrivere racconti o articoli?

 

R - Probabilmente un anno fa avrei detto racconti ma poi mi sono accorta di non saperne abbastanza, della vita intendo, da poter dare una conclusione ad una storia. Direi quindi gli articoli per il momento.

 

D - Sei giovane, hai appena iniziato a scrivere. È un momento magico pieno zeppo di potenzialità, come ti senti più preoccupata o più intrigata?

 

R - Qualche settimana fa, con alcuni ragazzi del giornalino stavamo discutendo di cosa è l’antifascismo oggi, e ovviamente se parli di uno devi parlare anche del fascismo, e la possibilità del ritorno di un totalitarismo simile mi terrorizza, poi però mi rendo conto che l’informazione e la comunicazione ora è molto più ampia e ci permette di aprire gli occhi più in fretta, direi quindi intrigata.

 

D - Scrivi direttamente al computer o a penna; preferisci quaderni, blocchi, fogli A4…?

 

R - Se si tratta di un articolo spesso faccio tutto a computer dalla scaletta iniziale alla correzione finale se invece è qualcosa di più romanzato, la penna ne sa più di tutte.

 

D - Quando devi scrivere quanto tempo dedichi alla ricerca e a quali fonti ti rivolgi?

 

R - Spesso parto da informazioni che trovo sui media, poi ne verifico la veridicità e cerco d’informarmi maggiormente magari con un giro in biblioteca, così da avere un’idea più chiara e ampia dell’argomento che sto trattando.

 

D - Parlaci della rivista, com'è nata, quali progetti o strategie future?

 

R - È nata dalla collaborazione di uno studente e una professoressa d’italiano, questo è solo il 4° anno ma siamo già una delle redazioni studentesche più ampie, ad aprile io con altri membri andremo al CISS di Perugia per una presentazione e poi per il convegno della stampa. Siamo un giornalino (AppRodo è come si chiama) molto informativo e cerchiamo in ogni numero di integrare articoli più seri e impegnati con altri più leggeri.

 

D - Puoi raccontarci come sono nati gli articoli che hai pubblicato sulla rivista della scuola?

 

R - Molti sono ispirati alla mia storia e quotidianità: Valdelsa Donna; Te la sei Cercata; Inevitabile Dolore. Altri ai miei interessi tipo le rubriche di viaggio o cosa vedere al cinema, altri ancora da notizie che mi hanno colpito, Trump-Gender o Friday for Future.

 

D - Nel tuo futuro cosa vedi, cosa speri?

 

R - L’ispirazione più grande al momento sarebbe quella di poter entrare, e permettermi, la Oregon University e completare il mio corso di studi come giornalista, poi magari riuscire a entrare come dipendente in qualche testata giornalistica americana o inglese.

 

Grazie Andrea per avere risposto a tutte le domande.