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Intervista a Rosa Teruzzi

Libera, la fioraia famosa per i suoi bouquet portafortuna, e per avere risolto alcuni cold case abita al confine con il quartiere Giambellino a Milano in un vecchio casello ferroviario ristrutturato da nonno Spartaco alle spalle del Naviglio Grande accanto ai binari della linea Milano-Mortara. Insieme a lei ci sono la madre Iole, eccentrica insegnante di yoga, femminista e post hippie e la figlia Vittoria una poliziotta tosta, ma non un modello di simpatia. 

 

D - Ultimo tango all’Ortica inizia con il ritrovamento di un cadavere: è quasi mezzanotte quando una coppia di pensionati trova il corpo esanime di Carlo Viserbelli nel parcheggio dell’omonima balera. Un luogo storico che in questo romanzo fa da palcoscenico a diversi personaggi. Può raccontare cosa rappresenta questo luogo per lei?

 

R - Quando sono entrata per la prima volta nella balera del dopolavoro ferroviario dell’Ortica, ho pensato che avrei dovuto assolutamente ambientarci almeno una delle scene dei miei romanzi. Perché qui, come in tutto il quartiere, si respira l’atmosfera della città che amo: una Milano popolare e gioviale, ma percorsa da brividi d’inquietudine. L’Ortica è il quartiere del “palo” di Jannacci, un ladro maldestro, goffo e corto di vista, che fa arrestare i suoi complici senza nemmeno accorgersi. Una figura così poetica e malinconica che ispirerebbe qualunque scrittore di noir.

 

D – Amelio Berzaghi è il maggiordomo di Franca Crivelli e viene arrestato con l’accusa di omicidio. L’uomo è una figura presente e discreta. In questa indagine Libera si trova a indagare sulla sua vita, il suo passato a chiedersi chi sia in realtà e che cosa fa quando non è in casa di Franca. Chi è in realtà Amelio Berzaghi?

 

R - Amelio Berzaghi è un uomo che ha un segreto. E, siccome è una persona leale, è disposto a correre grossi rischi pur di difenderlo. E’ un uomo che sa mantenersi integro anche di fronte alla sua datrice di lavoro, a cui è molto affezionato. E soprattutto è capace di imparare dai suoi errori: alla fine del libro, sceglierà di dire la verità, per quanto dolore possa costargli.

 

D - Libera si trova a Colico. Ha un po'di tempo e vuole trovare un bravo muratore per ristrutturare il rustico di nonna Ribella e per questo si rivolge a Ermanno, il contadino che da qualche anno taglia l’erba davanti al rustico. Sono le sette del mattino e seduto a tavola c’è anche il vecchio Damiano che le dice che nonna Ribella "La s’è minga copada". A Libera viene in mente una frase di nonno Spartaco: "Ricordati che i segreti uccidono, come è successo alla nonna". Avremo occasione di conoscere di più questa donna, che è morta nel ’46 a soli venticinque anni?

 

R - Sì, il quinto romanzo della serie (che ho finito di scrivere in questi giorni) indaga proprio sul mistero della morta di nonna Ribella, una ragazza nata con le stimmate della diversa, figlia di madre nubile e padre sconosciuto. Una ragazza che ha vissuto un grande amore prima del matrimonio e che è disposta a mettere in gioco il suo equilibrio pur di fare quello che ritiene giusto.

 

D - In questo romanzo si pone l'accento sulla differenza amara tra l'essere nello scorrere monotono dei giorni tra lavoro e casa e l'apparire come uno vorrebbe nei pochi momenti in cui esprime se stesso attraverso un hobby che non potrà mai divenire quotidianità. Giornate che si susseguono con monotonia, un impiego dove il vero io è coperto, mascherato, nascosto, in letargo, e tornare se stessi solo poche ore e solo in luoghi prestabiliti. Ritengo sia pericoloso non potersi esprimere, una vita fatta di omissioni più che di riservatezza. Cosa ne pensa?

 

R - Katy, la protagonista del romanzo, è una donna ferita: la madre la considera inadeguata, gli uomini la deludono, fa un mestiere che non le dà gioia. Solo sulla pista della balera svela la vera se stessa, quando si esibisce nel tango. Ma in fondo non indossa mai una maschera. Perché il tango è come la sua vita, un pensiero triste che si balla. Molti miei personaggi scoprono nel corso del romanzo che essere se stessi è più facile di quanto sembri: basta accettare le proprie imperfezioni. E’ la lezione che ho imparato anch’io, crescendo.

 

D - Il libro: “Il linguaggio dei fiori” di Paolina Grati stava sulla libreria del laboratorio fino a quando Libera cercandolo non lo trova più: è forse stato rubato? Ma da chi? Sapiente creazione di fiori, erbe profumate, rami, foglie, dai poteri magici e di buon augurio. Chissà quale bouquet Libera potrebbe creare per questo blog.

 

R - Per Libera non esiste un bouquet-tipo. Lo spiega anche nella sua prima avventura .“La sposa scomparsa”. Ogni donna ha il suo bouquet, che le è destinato come un’anima gemella fatta di gambi, petali e foglie. Per le sue creazioni, Libera si affida all’intuizione. Lo farebbe anche con le curatrici di queste blog, ma prima dovrebbe parlare un po’ con loro, conoscerle meglio.

 

D – Iole, la vediamo scappare fuori di casa con un borsone tattico o rientrare in punta di piedi di notte con un uomo al seguito. Allegra e piena di voglia di fare è comunque molto riservata, i drammi paiono non averla mai sfiorata. Non credo sia così, ci racconta qualche cosa di lei?

 

R - Iole è rimasta orfana di madre a poche settimane di vita, ma per fortuna ha avuto un padre affettuoso e presente, Spartaco, che l’ha allevata dandole tutto il sostegno di cui aveva bisogno. Eppure, quell’antica ferita è ancora lì, sotto la superficie della sua gioia di vivere. Forse è proprio quel dolore ad averle impedito di stringere relazioni durature con uomini che avrebbero potuto lasciarla, facendola soffrire. Ma l’amore c’è nella vita di Iole. E’ quello per sua figlia Libera e per sua nipote Vittoria, due donne così diverse, eppure indissolubilmente legate a lei. E comunque la leggerezza di Iole non va confusa con la superficialità. E’ solo uno sguardo più alto.

 

D – Il casello è un luogo che i suoi lettori, almeno quelli che abitano a Milano, vorrebbero poter visitare, se non addirittura vivere. Nel romanzo è ristrutturato e abitato. Nella realtà è una costruzione in condizioni pessime, ma in un post del mese scorso datato 29 settembre un gruppo di persone si sono riunite… forse qualche cosa sta cambiando?

 

R - Il casello di Libera, Vittoria e Iole è un piccolo stabile bianco, attualmente in cattivo stato di conservazione, che sorge in via Pesto, alle spalle della chiesa di San Cristoforo sul Naviglio Grande. Recentemente il Municipio 6  di Milano l’ha dato in gestione a tre associazioni che si sono assunte il compito di ristrutturarlo e renderlo fruibile alla comunità. Sono davvero felice che la casa delle mie donne torni a vivere e sogno di poter presentare lì uno dei miei romanzi.

 

D – Vittoria è una ragazza che l’omicidio del padre ha reso dura e arrabbiata, ha una storia d’amore con un ragazzo difficile… È entrata in polizia per poter essere in prima linea per scoprire la verità su chi l’ha resa orfana… La troveremo a indagare su un caso tutto suo? Magari costretta a chiedere aiuto alle miss Marple del Giambellino?

 

R - Il rapporto tra Vittoria, poliziotta per professione, e la mamma e la nonna, che lei chiama “detective della mutua”, non è sempre facile. Vittoria non gradisce che Libera e Iole intralcino i suoi casi, qualche volta facendole concorrenza. Ma spesso le loro strade si incrociano, non soltanto sul piano sentimentale. E le indagini subiscono una svolta.

 

D – Mazzi di fiori accompagnati da messaggi fotocopiati da “Il linguaggio dei fiori” di Paolina Grati sono recapitati a Libera in forma anonima. Nuovo spasimate o vecchio amante? Celarsi dietro l’anonimato può nascondere un nuovo amore oppure una velata minaccia. Desiderio o amara delusione. Quale sarà la soluzione, quale braccio della bilancia penderà di più?

 

R - Questo è uno dei segreti di cui è piena la vita di Libera. Certo, quei fiori sono il dono di una persona che la ama e forse rappresentano anche uno stimolo, per lei, ad essere meno impacciata nelle sue relazioni. È infatti uno strano destino che la regina dei bouquet portafortuna non abbia fortuna, in amore…

 

D – Una nuova storia sta prendendo forma, tuttavia i suoi affezionati lettori sperano di trovare soluzioni ai casi che disseminati nei suoi libri attendono ancora una svolta. Sarà la volta buona?

 

R - Per fortuna, ogni avventura delle donne del casello apre nuove parentesi e svela nuovi segreti. Non so quando le tessere del puzzle andranno ognuna al proprio posto. Scoprirlo è il mio divertimento da scrittrice e forse anche quello delle mie lettrici, o almeno così mi dicono.

 

Potete leggere anche l'altra intervista sulle pagine di questo blog.

 

Ringrazio l’autrice Rosa Teruzzi per avere risposte alle domande.